Un articolo recentemente pubblicato sul giornale WIRES Climate Change offre una critica articolata delle iniziative anche Europee di costruire dei gemelli digitali dell’intero pianeta, comprensivi di oceani, atmosfera, biosfera, e degli umani con le loro economie e società. Di cosa si tratta?

Molti gemelli artificiali sono già di uso corrente, in ingegneria, medicina e gestione dei processi. Secondo il sito della IBM un gemello digitale

… È una rappresentazione virtuale di un oggetto o sistema, disegnato per riflettere accuratamente un oggetto fisico. Esso copre l’intera vita dell’oggetto, viene alimentato con dati in tempo reale e usa simulazioni, nonché tecniche di apprendimento automatico (machine learning)

Gemelli di una turbina, di un ciclo produttivo o di un cuore umano, possono aiutare nello sviluppo di nuovi prodotti, processi o farmaci.

Il passaggio da una turbina al pianeta con noi sopra non è ovviamente cosa da nulla. Questi megamodelli gireranno su supercomputers inghiottendo enormi banche dati e generando immensi output che potranno essere ‘letti’ con l’ausilio di intelligenze artificiali. Essi ci consentiranno, secondo chi li propone, di affrontare le sfide dell’antropocene (un termine usato per indicare una nuova fase geologica caratterizzata da un visibile impatto umano) con particolare attenzione ai cambiamenti climatici. I gemelli del pianeta saranno collegati in tempo reale con satelliti, droni, boe, cavi sottomarini, sensori della produzione agricola e telefoni mobili.

Euronews, una rivista con sede a Bruxelles, si porta avanti, e annuncia: ‘Gli scienziati hanno costruito un “gemello digitale” della Terra per prevedere il futuro del cambiamento climatico’. Secondo Margrethe Vestager, Vicepresidente Esecutiva per un’Europa dell’era digitale:

Il lancio dell’iniziale Destination Earth (DestinE) è un vero punto di svolta nella nostra lotta contro il cambiamento climatico… Significa che possiamo osservare le sfide ambientali, il che ci aiuterà a prevedere scenari futuri – come non abbiamo mai fatto prima… Oggi, il futuro è letteralmente a portata di mano.

 

DestinE è la versione europea dei numerosi progetti volti a costruire gemelli digitali del pianeta. L’idea che possiamo costruire una replica in silico (cioè nella pancia di un computer) della Terra ha un chiaro fascino culturale, una visione prometeica di fuga definitiva dell’umanità dalla materialità, accolta con entusiasmo come si vede da diversi decisori politici e da molte istituzioni scientifiche, come si puo’ vedere dal numero speciale del giornale Nature Computational Change, che discutendo diverse applicazioni del gemelli digitali presenta l’estensione all’intero pianeta come una naturale evoluzione della tecnologia. Perché opporsi, quando tanti fondi appaiono a portata di mano per sviluppare computers e modelli più potenti per studiare la Terra, il suo clima, l’evoluzione metereologica e gli eventi estremi? L’iperbole diventa di rigore, e così si arriva a dire che i gemelli preconizzano una nuova fase nello sviluppo dell’umanità, dove il mondo diventa “cyber-physical” cioè senza più barriere fra il virtuale ed il reale, grazie al suo nuovo esoscheletro.

Pubblicare un articolo critico come quello offerto da Wires Climate Change diventa così una sfida per gli undici autori, che richiede pazienza e una certa dose di ostinazione per procedere nonostante i rifiuti di molti giornali di scienze naturali. Quali ragioni adducono questi autori a ‘mettersi di traverso’?  Le ragioni sono diverse e fanno riferimento a diverse scuole e discipline – come gli stessi autori:

  • I proponenti dei gemelli digitali della Terra sostengono che essi, aumentando la risoluzione spaziale dei modelli, fino alla scala del kilometro, ci consentiranno di decifrare i misteri del cambio climatico. Per i dissidenti sopracitati:

Più alta è la risoluzione (cioè, maggiore è la localizzazione), più emergono feedback non fisici come rilevanti, che si tratti degli effetti microclimatici delle foreste o dei micropattern di albedo dovuti al ricongelamento di pozze acquose sulle calotte di ghiaccio. Il cambiamento di scala spesso comporta cambiamenti non banali nella complessità e nei principi che governano il sistema, e scale più dettagliate possono rivelare comportamenti caotici deterministici. Una risoluzione diversa potrebbe richiedere descrizioni di processi differenti, forse ancora sconosciute.

  • I gemelli sono il risultato di una catena di riduzioni: la scienza viene ridotta alla fisica delle equazioni che governano il cambiamento climatico, e questa viene a sua volta ridotta ad un determinismo che solo esiste nelle equazioni stesse.
  • L’enfasi sui gemelli, anche per affrontare sfide come la difesa della biodiversità, stravolge la natura della sfida e ne sposta il baricentro dal sud globale, dove si trovano le specie da classificare e difendere, al nord globale dove l’attenzione si concentrerà sulle specie sulla quali esistono più dati.
  • Il progetto dei gemelli illustra drammaticamente l’autorità epistemica (relativa alla conoscenza) assunta dai modelli e da chi li opera. Gli eccessi di tale autorità, resi evidenti nel corso della recente pandemia, sono evidenti nella impostazione dei gemelli, che tendono a posizionare il cambio climatico – di certo reale e incombente – come una mono-narrazione cui tutto deve fare riferimento, comprese guerre, migrazioni, e derive autoritarie, con il risultato di oscurare la geopolitica con la fisica a danno dei deboli che si vorrebbero difendere dal cambiamento climatico.
  • I gemelli digitali emergono da un intreccio di cambiamenti sociopolitici e tecnologici, in cui i numeri – indipendentemente da come vengono generati, siano essi visibili, come nelle statistiche, o invisibili, come quelli che girano nel ventre degli algoritmi – influenzano sempre più il discorso sociale, causando l’allarme dei filosofi, dei giuristi, degli economisti e degli stessi tecnologi, per non parlare degli esperti che studiano la sociologia della quantificazione e la sua relazione con la politica.

Quest’ultimo bullet, relativo alla relazione fra modelli, numeri e politica, si presta a interessanti digressioni, su come i numeri conferiscano potere epistemico e legittimità, e siano diventati il mezzo prevalente per esprimere valore nelle nostre società. L’accesso e la produzione di numeri riflettono e rafforzano le strutture di potere esistenti. I numeri catturano la nostra attenzione orientandola selettivamente. I numeri sono diventati invisibili poiché penetrano ogni aspetto della vita attraverso grandi modelli, algoritmi e intelligenza artificiale. Numeri e fatti sono diventati sinonimi. I numeri hanno colonizzato i fatti.

Un’altra digressione possibile riguarda il “fact signalling” con i numeri – «una pratica in cui i tropi stilistici del pensiero logico, della ricerca scientifica o dell’analisi dei dati vengono indossati come un costume per rafforzare un senso di giustizia morale e certezza». Questa è diventata un’attività dilagante praticata da esperti, presunti verificatori di fatti, politici e media. Un’arte simile è praticata dai cosiddetti ‘imprenditori di valori’ – esperti il cui lavoro consiste nel misurare il valore sociale di diverse iniziative al fine di stabilire legittimità, dimostrare conformità, cambiare comportamenti o giustificare un campo. Il fact signalling è anche praticato da attori industriali per difendere i propri interessi sotto il pretesto di difendere la scienza dai suoi presunti nemici. I numeri sono diventati una misura di virtù, ed i gemelli del pianeta ce ne forniranno in abbondanza.

Una terza ed ultima digressione – ci perdoneranno i lettori – riguarda il ruolo dei mezzi di comunicazione in quanto discusso fin qui. I media hanno sostanzialmente fallito nel monitorare adeguatamente gli esperti, spesso presentando le opinioni degli stessi esperti come certezze. Sul fronte cruciale della politica, i media contribuiscono a una campagna futile per difendere la democrazia e i valori dell’illuminismo attraverso la “verifica dei fatti” (sempre con numeri). Come osservato da un linguista cognitivo, ciò avvantaggia le forze antidemocratiche moltiplicando il loro messaggio: contare le bugie di Trump significa parlare di Trump ogni giorno. L’uso sconsiderato dei numeri banalizza i valori della politica e indebolisce la vita democratica.

Tornando ai gemelli del pianeta, si può concludere con una ricetta in quattro punti per un futuro più gentile, basata sullo sviluppo di diversi modelli specifici e adatti allo scopo piuttosto che su un modello universale, sull’esplorazione del potenziale di modelli semplici basati su euristiche in contesti climatici/ambientali, sulla raccolta e integrazione di dati da fonti divergenti e indipendenti, inclusa la conoscenza tradizionale, e sull’abbandono di una visione del pianeta centrata sulla fisica a favore di una diversità di processi relazionali, sia sociali che biologici, naturalmente fluttuante e irriducibilmente incerta, che richiede pratiche di cura più pluraliste e provvisorie per contrastare le narrazioni socio-ecologiche della modernizzazione ecologica, della crescita verde, dei servizi ecosistemici e simili.

Questa non è una discussione del tutto nuova. Il sociologo della scienza Brian Wynne osservava quaranta anni fa in relazione ai grandi progetti di modellizzazione:

Che sia deliberatamente concepito e utilizzato in questo modo o meno, la grande modellizzazione può essere interpretata come un simbolo politico il cui significato centrale è la diseducazione e la privazione del diritto di partecipazione delle persone dalla sfera della politica e della responsabilità.

Wynne suggeriva inoltre che:

In effetti, l’analisi delle politiche, specialmente quella condotta attorno a modellizzazioni su larga scala, tende ad essere strutturata in modo tale che ogni gruppo di modellizzazione costituisca virtualmente la propria ‘peer community’ [la comunità di esperti in grado di verificare la qualità del prodotto scientifico].

È quindi legittima la preoccupazione?

 

 

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Una versione di questo articolo è apparsa in inglese nel blog ‘The Honest Broker’ di Roger Pielke Jr., settembre 2024.

Autore

  • Andrea Saltelli

    Andrea Saltelli (https://orcid.org/0000-0003-4222-6975) si occupa di rapporti scienza-politica, e di metodi tecnici e normativi per l’analisi della qualità di diverse forme di evidenza numerica, dall’analisi delle incertezze all’etica della quantificazione. È affiliato a diverse università europee, fra le quali la UPF Barcelona School of Management, dove svolge il ruolo di consigliere accademico. www.andreasaltelli.eu